Il 2022 sembra un momento particolarmente propizio per implementare concretamente interventi di riqualificazione fluviale. Dovrà iniziare l’attuazione dei nuovi Piani di Gestione previsti dalle direttive europee su acque e alluvioni, l’attuazione del PNRR dovrebbe dare priorità anche in Italia, come richiesto al Governo dal Parlamento, a interventi integrati che riducano il rischio restituendo spazio ai fiumi, inoltre la discussione a livello europeo sulla Strategia UE sulla Biodiversità per il 2030 e su come attuare i relativi investimenti per i prossimi anni sta entrando nel vivo. Per contribuire attivamente al dibattito e tentare di fare il punto della situazione, abbiamo posto le stesse tre domande agli assessorati ed uffici competenti di tutte le Regioni e le Province autonome italiane. Qui di seguito vi proponiamo una breve sintesi delle risposte ricevute. Qui trovate invece le risposte integrali.
Un Paese spezzato in due
Buona parte delle Regioni settentrionali hanno dato riscontro alle nostre domande (non l’hanno fatto solo Valle d’Aosta, Veneto e Provincia Autonoma di Trento). La riqualificazione dei corsi d’acqua non sembra invece interessare alla maggior parte delle regioni del Centro-Sud: ci hanno dato riscontro solo Toscana e Sardegna.
Il PNRR: un’occasione (già) sprecata?
Nonostante qualche Regione (Emilia-Romagna, Piemonte) abbia presentato alcuni progetti potenzialmente interessanti e la nota eccezione del progetto di riqualificazione sull’asta del Po da 360 milioni, sembra che l’indirizzo generale sia di rendicontare nell’ambito del PNRR progetti già approvati e finanziati, non lasciando, in particolare, spazio a nuovi interventi integrati. Le indicazioni del Parlamento di dare priorità agli interventi integrati e di sfruttare l’epocale occasione dei fondi Next Generation EU per un intervento diffuso sul territorio di miglioramento degli ecosistemi fluviali pare quindi che siano rimaste lettera morta.
Connettività fluviale: molti passaggi per pesci, poche rimozioni di opere e un programma di interventi nella maggior parte delle regioni ancora da costruire
La continuità longitudinale per la fauna ittica è un obiettivo concreto per diverse Regioni, sebbene non per tutte: molte risposte citano programmi di interventi lungo specifici corsi d’acqua e diversi interventi già realizzati. L’attenzione alla connettività per i sedimenti sembra però decisamente inferiore, le rimozioni di opere sono ancora molto poche e le Regioni sembrano ancora lontane dal definire un elenco di opere da rimuovere. E nel frattempo, la realizzazione di nuovi ostacoli in molte Regioni continua a passo spedito.
Molti approfondimenti conoscitivi, ma pochi interventi concreti
Buona parte delle risposte elencano molteplici approfondimenti conoscitivi in fase di realizzazione o previsti nei rispettivi Piani di gestione distrettuali o di tutela delle acque. Particolarmente positiva è l’attenzione che sembra rivolta alla realizzazione dei programmi di gestione dei sedimenti. Tuttavia, gli interventi concreti, in particolare quelli che puntano a restituire spazio ai fiumi, e anche laddove siano in corso da tempo percorsi di Contratti di Fiume, restano drammaticamente pochi.
L’eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano
La Provincia di Bolzano conferma il suo impegno di lungo periodo nella riqualificazione dei corsi d’acqua, con oltre 500 interventi pianificati, di cui 170 già realizzati, tra misure puntuali ed estesi progetti integrati.
Le misure di ripristino della continuità longitudinale, inoltre, iniziano a comprendere anche il trasporto solido e non solo la fauna ittica. La risposta sottolinea, realisticamente, la maggiore difficoltà di realizzare interventi di riqualificazione che riducano il rischio di alluvioni in contesto montano. Nonostante questo, diversi interventi già realizzati vanno in quella direzione, oltre che verso un ripristino della connettività per i sedimenti che può compensare l’incisione, e quindi potenzialmente ridurre il rischio, a valle.
L’ambivalenza della Regione Piemonte
La Regione Piemonte è tra le Regioni che più di altre si sta dotando di strumenti per una gestione più integrata dei corsi d’acqua, come i piani di gestione della vegetazione perifluviale, il programma regionale di finanziamento di interventi di riqualificazione morfologica di fiumi e dei laghi, avviato nel 2018, o (non citati nella risposta, ma di grande importanza) i programmi di gestione dei sedimenti a scala di bacino. Allo stesso tempo, però, la politica riporta in auge i luoghi comuni sulla “pulizia dei fiumi” e si promuove nuovamente l’estrazione di materiale litoide dagli alvei.
Regione Lombardia: tutto nei Contratti di Fiume
La risposta della Regione Lombardia si concentra sulle attività in corso nei bacini oggetto di Contratti di Fiume, esperienza virtuosa ormai ventennale che nel tempo ha dato origine anche ad alcuni interventi di riqualificazione concreti in un contesto molto artificializzato, mentre altri interessanti progetti sono attesi nel prossimo futuro. Tra questi, anche diversi interventi integrati. Purtroppo in tutti gli altri corsi d’acqua lombardi, se si escludono i progetti perlopiù puntuali come quelli finanziati dalla Fondazione Cariplo, non sembra che la Regione sia particolarmente attiva nel promuovere azioni di riqualificazione. È auspicabile che, anche grazie al progetto LIFE IP Gestire 2020 e al percorso di accompagnamento agli enti locali per supportarli nell’individuazione di interventi, anche altre parti della Lombardia ricevano maggiore attenzione.