Nov 14, 2023 | In evidenza

ALLUVIONE IN TOSCANA – Le opere non bastano, serve un cambio deciso di passo, come chiede la Nature Restoration Law europea

L’alluvione in Toscana ha mostrato con chiarezza inequivocabile tutti i limiti della gestione corrente dei corsi d’acqua in Italia. II disastro che si è verificato non può essere imputato alla mancanza di “pulizia” degli alvei e degli argini, all’assenza, al malfunzionamento di casse di espansione o all’insufficiente manutenzione. ANBI Toscana, infatti, ha orgogliosamente rivendicato come negli ultimi 5 anni nelle aree di Firenze, Prato e Pistoia abbia investito oltre 85 milioni di euro tra interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria nel reticolo che è andato in crisi durante l’alluvione e che le casse d’espansione hanno funzionato come da progetto. Appare evidente come non si possa risolvere il problema con più opere di difesa e un’artificializzazione ulteriore dei fiumi, non con piogge come quelle che si sono verificate e che si verificheranno in futuro con sempre maggiore frequenza. Cittadini, amministratori e politici devono accettare una volta per tutte che la “messa in sicurezza” contro le alluvioni è impossibile. In particolar modo in un territorio in cui negli ultimi venti anni molte opere idrauliche non hanno avuto lo scopo di ridurre il rischio per l’edificato già esistente, ma di rendere edificabili nuove aree fino a quel momento vincolate, con il risultato che il rischio complessivo è aumentato sempre più. 

Serve un cambio deciso di passo. E la direzione da prendere ce la indica chiaramente la Nature Restoration Law. Proprio ieri il Trilogo europeo (Parlamento, Consiglio e Commissione) ha concluso le negoziazioni sulla proposta di Regolamento sul ripristino della natura, di cui si attende la definitiva approvazione a inizio 2024. Restituire spazio ai fiumi dove ancora possibile e, in particolare, dove questo può garantire non solo più natura e biodiversità, ma anche riduzione del rischio di alluvioni a valle. Ripristinare la salute del suolo, fermandone il consumo, adottare sia nelle aree agricole che in quelle urbane e industriali misure basate sulla natura, che riducano gli effetti dell’impermeabilizzazione e rendere i corsi d’acqua più resilienti al cambiamento climatico riducendone l’artificialità.

Dobbiamo, infine e soprattutto, aumentare la consapevolezza e la preparazione della cittadinanza, rendere le aree urbane e produttive esistenti più resilienti, in modo tale che gli allagamenti causino meno danni, e fare quello che fino ad ora in Italia non siamo stati capaci nemmeno di discutere, ovvero delocalizzare beni a rischio dove risulti l’alternativa più ragionevole e conveniente. 

Per un approfondimento sul tema a cura del CIRF: Alcune considerazioni sull’alluvione in Toscana di novembre 2023 #èoradicambiare

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Vigili del Fuoco