Il Re dei fiumi alpini rischia di essere sconvolto dalla costruzione di grandi opere che non solo non mettono in sicurezza dalle alluvioni ma alterano la dinamica naturale del fiume con conseguenze morfologiche di vasta portata sia a monte che a valle.
Il Tagliamento è l‘ultimo grande sistema fluviale che ancora conserva le caratteristiche naturali originariamente presenti in molti fiumi alpini: un ampio alveo a canali intrecciati che cambiano dopo ogni piena e una dinamica quasi indisturbata del trasporto a valle di sedimenti e del materiale vegetale, che creano un paesaggio e un ecosistema unici. È in grado di generare un grande volume di acque sotterranee e costituisce un mosaico dinamico e complesso di biotopi con una straordinaria diversità di organismi acquatici, anfibi e terrestri, nonché tutti gli habitat e le comunità tipiche delle pianure alluvionali. Per tutti questi motivi viene studiato da scienziati di tutto il mondo ed è un patrimonio inestimabile da conservare per le generazioni future.
Questo ambiente è ora a rischio: l’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali e la Regione Friuli Venezia Giulia prevedono di realizzare grandi opere per il trattenimento delle piene, la prima delle quali dovrebbe essere realizzata a Dignano. La Regione ha finora rifiutato di aprire un dibattito pubblico su questi interventi e ha pubblicato un documento preliminare all’avvio della progettazione della traversa di Dignano, che se realizzata costituirebbe una violazione di direttive ambientali e regolamenti europei (Direttiva Quadro Acque, Direttive Uccelli e Habitat, Regolamento per il Ripristino della Natura, nonché la Convenzione delle Alpi, firmata anche dall’Italia).
La comunità scientifica internazionale chiede uno stop immediato e un cambio di rotta. Hanno aderito all’appello oltre 800 ricercatori e tecnici di 35 Paesi che chiedono alla Regione e agli altri enti competenti una seria valutazione di alternative, dando priorità a quelle che non alterino le caratteristiche morfologiche uniche di questo fiume, come peraltro richiesto dalla Direttiva Alluvioni. È fondamentale infatti che venga preservata la sua connettività longitudinale per la fauna e per i sedimenti, garantita la tutela del fiume e dei suoi affluenti e, non da ultimo, assicurato il coinvolgimento della popolazione nelle decisioni sul Tagliamento.
Andrea Goltara, direttore del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale (CIRF) e uno dei promotori dell’appello afferma: “la Regione dice di voler seguire il parere degli esperti: ora ascolti la voce di centinaia di loro, alcuni dei quali studiano il fiume da decenni. Le opere previste semplicemente non possono “mettere in sicurezza” la popolazione e danneggerebbero un patrimonio unico, sia per i friulani che per tutto il mondo. Vanno messe in campo soluzioni che riducano il rischio senza compromettere irrimediabilmente l’estensione e la funzionalità di un fiume che è un ecosistema chiave e di riferimento per tutta l’Europa”.
Il ripristino della connettività fluviale e la sua conservazione – dove ancora presente – sono un elemento cardine del nuovo Regolamento Europeo per il Ripristino della Natura (Nature Restoration Law) e un obbligo per tutti i Paesi Membri.