Set 15, 2023 | News CIRF

Il punto sulla Nature Restoration Law

Cosa è successo con il voto di luglio? Chi sta cercando di affossarla? Cosa succede ora? E cosa sta facendo il CIRF?

Nature Restoration Law: l’ultimo miglio

Il 12 luglio scorso, dopo un lungo percorso a ostacoli nelle commissioni parlamentari, il Parlamento Europeo ha votato a favore della Nature Restoration Law, con una maggioranza di soli 12 voti. Il Regolamento UE sul ripristino della natura, pilastro del Green Deal europeo, è stato sostenuto da una lunga campagna che ha mobilitato centinaia di associazioni europee, tra cui il CIRF, oltre un milione di cittadini, migliaia di scienziati e anche numerose grandi imprese, consce che ripristinare la natura è un elemento chiave per sostenere l’economia europea (secondo gli studi della CE, ogni euro investito in ripristino della natura produrrà un ritorno tra i 9 e i 38 euro in servizi ecosistemici). Allo stesso tempo la proposta di regolamento ha subito attacchi virulenti e senza precedenti, da parte di alcuni gruppi politici (il PPE in particolare) e delle lobby agricole (Copa Cogeca in testa), che hanno diffuso informazioni distorte e spesso palesemente false sui contenuti della norma e sui suoi effetti sull’economia e sull’agricoltura. Questa campagna di disinformazione, fortemente sostenuta da Coldiretti e dalle altre organizzazioni agricole in Italia, non è riuscita nell’intento di bloccare la NRL, ma ha portato all’approvazione di un testo di compromesso, che ha ripreso largamente quello proposto dal Consiglio dell’Unione Europea, decisamente peggiorativo rispetto a quello della Commissione Europea e con obiettivi molto più blandi soprattutto in ambito agricolo.

In particolare:

  • è stata stralciata la componente relativa alla rinaturazione nei terreni agricoli, fondamentale per garantire un futuro alla produzione alimentare, così come delle torbiere, che hanno un ruolo chiave nello stoccaggio di CO2;
  • gli obblighi di ripristino degli habitat terrestri sono stati circoscritti alle aree protette, rimuovendo uno degli aspetti più importanti e innovativi del Regolamento, ovvero la necessità di intervenire per ripristinare natura in tutti gli ambienti, non solo di conservare l’esistente, e di tenere conto di habitat in continuo spostamento ed evoluzione a causa dei cambiamenti climatici; i relativi obiettivi temporali sono inoltre stati stralciati;
  • sono stati rimossi i target di ripristino degli ecosistemi marini;
  • è stato stralciato l’obbligo di non deterioramento degli habitat ripristinati.

 

Obiettivi e azioni relativi al ripristino della connettività fluviale sono rimasti. In sintesi i Paesi Membri sono tenuti a inserire nei piani nazionali di ripristino della natura un inventario degli ostacoli artificiali che limitano la connettività fluviale (dighe, briglie, argini, difese spondali…), identificando quelle che devono essere rimosse, per contribuire all’obiettivo della Strategia Europea per la Biodiversità 2030 di ripristinare almeno 25000 km di “free-flowing rivers”. Tale contributo deve essere quantificato in termini di km di corsi d’acqua riconnessi (la metodologia per farlo è in fase di sviluppo da parte della CE, nell’ambito di un gruppo di lavoro di cui fa parte anche il CIRF). Oltre a rimuovere gli sbarramenti così identificati devono poi essere realizzate azioni per il ripristino delle funzioni naturali delle pianure inondabili, cruciali ad esempio per mitigare gli effetti di siccità e alluvioni. Un obbligo quindi non definito con molta precisione per ogni Paese, ma sicuramente fondamentale nell’ambito delle strategie nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici.

Anche questo aspetto della NRL è stato attaccato, in Italia, con argomenti al limite del ridicolo, raccontando che i promotori della norma intendono lasciar liberi i fiumi di inondare ovunque e riportare le paludi al posto delle città padane. Chiaramente l’obiettivo di ripristino della connettività della NRL è quello di rimuovere le opere che creano più danni che benefici, eventualmente ricostruendole più lontano dai fiumi dove servono, in modo da restituire spazio dove ora è troppo poco per contenere gli eventi sempre più estremi a cui stiamo assistendo. E quindi riducendo complessivamente il rischio di alluvioni. Un approccio, quindi, che certo non dimentica il ruolo dell’uomo all’interno della natura, come strumentalmente stanno tentando di far credere anche diversi membri dell’attuale Governo.

Per chi fosse interessato a sapere quali dei rappresentanti italiani in Parlamento Europeo hanno votato per affossare la NRL, qui di seguito ecco l’elenco, raggruppato per gruppo politico (qui l’elenco completo per tutti i Paesi):

ECR (Conservatori e Riformisti Europei): Sergio Berlato, Carlo Fidanza, Pietro Fiocchi, Chiara Gemma, Giuseppe Milazzo, Denis Nesci, Nicola Procaccini, Vincenzo Sofo, Raffaele Stancanelli;

ID (Identità e Democrazia): Matteo Adinolfi, Alessandra Basso, Anna Bonfrisco, Paolo Borchia, Paolo Campomenosi, Susanna Ceccardi, Angelo Ciocca, Rosanna Conte, Gianantonio Da Re, Matteo Gazzini, Paola Ghidoni, Valentino Grant, Danilo Oscar Lancini, Elena Lizzi, Alessandro Panza, Antonio Maria Rinaldi, Maria Veronica Rossi, Silvia Annalisa Tardino, Isabella Tovaglieri, Stefania Zambelli, Marco Zanni;

PPE: Isabella Adinolfi, Salvatore De Meo, Herbert Dorfmann, Fulvio Martusciello, Alessandra Mussolini, Francesca Peppucci, Massimiliano Salini, Lucia Vuolo;

Renew: Nicola Danti, Giuseppe Ferrandino;

Non Iscritti: Francesca Donato

Volete contattare qualcuno di loro che avete votato e che pensate che non abbia rispettato il proprio mandato? Qui trovati tutti i contatti.

Cosa succede ora? Il percorso della norma non è concluso, siamo entrati, già da subito dopo il voto di luglio, nella fase della negoziazione finale, da parte del cosiddetto Trilogo (Parlamento, Consiglio e Commissione Europea come facilitatore), che si dovrebbe concludere entro la fine del 2023. C’è ancora margine per migliorare il Regolamento e portarlo all’altezza delle sfide ambientali e climatiche che abbiamo davanti, per questo serve mantenere alta l’attenzione e la pressione sui co-legislatori.

Ci auguriamo poi di poter concentrare le nostre energie, a partire dal 2024, per fare in modo che l’Italia e gli altri Paesi Membri sviluppino piani nazionali di ripristino della natura solidi e ambiziosi, con ampio spazio per il ripristino della connettività dei corsi d’acqua.

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