Il Governo Italiano ha pubblicato il regolamento per l’identificazione dei corsi d’acqua fortemente modificati. E’ infatti stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 10 del 14/01/2014) il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 27/11/2013 n.156, contenente il “Regolamento recante i criteri tecnici per l’identificazione dei corpi idrici fortemente modificati (CIFM) o artificiali (CIA) per le acque fluviali e lacustri, per la modifica delle norme tecniche del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152“. Tale regolamento, che è entrato in vigore dal 29/01/2014, va ad integrare l’Allegato 3 della parte III del D.Lgs. 152/06 ed è stato introdotto allo scopo di stabilire un metodo univoco per tutto il territorio italiano per la designazione dei Corpi Idrici Fortemente Modificati (CIFM) o Artificiali (CIA) ai sensi dell’articolo 77, comma 5, dello stesso Decreto.
La Direttiva europea Quadro sulle Acque 2000/60/CE (DQA) prevede che per corpi idrici fortemente modificati a causa di specifici usi antropici gli Stati Membri possano prorogare il termine di raggiungimento del “buono stato ecologico e chimico” (che, per questa tipologia di corsi d’acqua si intende come “potenziale ecologico”) previsto entro il 2015 o anche attribuire obiettivi ambientali meno restrittivi, laddove sia dimostrato che tali obiettivi non possano essere oggettivamente raggiunti. Per i corpi idrici così identificati quindi non si fissa più l’obiettivo stabilito dalla DQA, ma il miglioramento dello stato attuale resta la direzione nella quale, se le condizioni specifiche lo consentono, occorre indirizzare le misure di riqualificazione. Ne deriva l’importanza strategica di tale classificazione ai fini della futura gestione dei nostri corsi d’acqua.
I criteri della procedura sono in sostanziale accordo con le linee guida europee per l’identificazione degli Heavily Modify Water Body (HMWB). Il metodo introdotto dal regolamento prevede due livelli: un livello di “identificazione preliminare”, nel quale sulla base di valutazioni idromorfologiche ed ecologiche vengono selezionati i corpi idrici che potenzialmente sono fortemente modificati o artificiali, ed un livello di “designazione”, con il quale, sulla base di valutazioni idromorfologiche, ecologiche ma anche socio-economiche, vengono eventualmente effettivamente classificati come tali. La designazione può essere ovviamente soggetta a rivalutazione nel tempo.
Una fase importante della fase di “designazione” è quella in cui, al fine di classificare un corso d’acqua come CIFM, si chiede di dimostrare che non esistano strategie di riqualificazioni fluviale capaci di mantenere equivalenti servizi ambientali (non dislocabili altrove) garantendo al tempo stesso il recupero del buono stato ecologico o, nel caso esistano, che non siano economicamente percorribili.
La sfida aperta adesso riguarda lo sviluppo d’indicatori e metodologie capaci di tradurre questi criteri in procedure di monitoraggio e infine dati. Nei prossimi mesi la metodologia dovrà essere implementata dalle varie Regioni e validata; pertanto potrà, in futuro, essere modificata a seguito delle risultanze di una prima implementazione.
L’aspetto non affrontato dal decreto riguarda invece i criteri per la determinazione di obiettivi ambientali alternativi al raggiungimento del buono stato ecologico. E’ infatti importante definire degli obiettivi meno ambiziosi ma altrettanto vincolanti a premiare gestioni maggiormente capaci di creare valore ambientale. L’argomento è di non facile risoluzione ed è attualmente in fase discussione sia a livello Europeo che dei singoli Stati Membri al fine di creare criteri condivisi e confrontabili. Future revisioni della metodologia dovranno dare risposte chiare e implementabili a questo aspetto.
La riqualificazione fluviale è da molti anni riconosciuta lo strumento chiave per la gestione fluviale a livello Europeo, come indicato dalla Direttiva 2000/60/CE sulle acque. Questo Decreto dimostra che anche l’Italia sta muovendo alcuni passi importanti per cercare di adeguare la propria legislazione in questa direzione, come richiedono le sfide della futura pianificazione territoriale in un Italia sempre più povera di risorse ambientali e flagellata da dissesti idrogeologici.