Segnaliamo questo articolo uscito sul noto quotidiano del triveneto “Il Gazzettino”, dove si riprendono le considerazioni di alcuni eminenti esperti della comunità scientifica sulle condizioni di salute del fiume Piave nel tratto prealpino della Valbelluna.
Questi chiariscono che nel tratto interessato non è presente una quantità di sedimenti superiore a quella rilevabile fino ad alcuni anni fa.
La questione aveva, infatti, destato preoccupazione in una parte della comunità locale, che aveva sostenuto come la presenza di troppi sedimenti e di un eccesso di trasporto solido potessero essere una bomba ad orologeria per la sicurezza delle comunità locali (articolo ).
Gli esperti hanno chiarito invece che a partire dagli anni 30′ il Fiume Piave si è ristretto ed inciso, a causa degli sbarramenti costruiti lungo il reticolo idrografico e della consistente estrazione di inerti intervenuta nel secondo dopo guerra; solo dagli anni ’90, quando si è interrotta l’estrazione di ghiaia dall’alveo, si è registrato un lieve innalzamento del fondo, che non ha però recuperato l’incisione avvenuta nei decenni passati.
Ci sembra importante dare notizia di questo tipo di situazioni, seppur di valenza locale, perché è sempre più ricorrente leggere di corsi d’acqua che vengono descritti come colmi di ghiaia o in fase di sedimentazione “eccessiva”, quando invece un’analisi scientifica delle tendenze evolutive mostra come nella maggior parte dei casi questi si trovino in una fase di lenta ripresa da una situazione di incisione ancora in atto.