Nonostante questa opportuna precisazione, è possibile fornire alcuni esempi di azioni “tipiche” della cassetta degli attrezzi della riqualificazione, riferita all’elemento di qualità ecologica su cui possono avere i maggiori effetti (anche se gli effetti positivi spesso si estendono a più di una componente dell’ecosistema).
Azioni per migliorare la qualità chimico fisica dell’acquaLe azioni tradizionalmente messe in campo per il miglioramento della qualità delle acque (collettamento fognario, depurazione con sistemi convenzionali..) andrebbero in molti casi sostituite/integrate con linee di azione diverse quali:
- recuperare la capacità autodepurativa dei corsi d’acqua: in fiumi e canali con maggiore naturalità (poco artificializzati, diversificati morfologicamente, con sponde vegetate..) i vari cicli biogeochimici che presiedono alla trasformazione delle sostanze “funzionano” generalmente meglio e questo porta ad avere, come effetto finale, una maggiore capacità di trasformazione di sostanze immesse e quindi una maggiore capacità cosiddetta autodepurativa. La riqualificazione idromorfologica può essere quindi una tecnica di miglioramento della qualità delle acque;
- recuperare la capacità autodepurativa del territorio: analogamente a quanto appena affermato anche un territorio con maggiore naturalità può favorire la trasformazione di sostanze dirette ai corpi idrici; si pensi ad esempio al ruolo delle fasce tampone per il trattamento dei carichi diffusi;
- favorire, in alcuni contesti, la depurazione decentralizzata: molti ambiti territoriali, per caratteristiche orogeografiche o per tiplogia di corsi d’acqua accettori non si prestano a politiche di collettamento e trattamento centralizzato dei reflui; in questi casi va favorita la depurazione in loco, meglio se ricorrendo a tecniche di depurazione naturale (ad esempio impianti di fitodepurazione), che presentano alcuni grandi vantaggi fra cui, in particolare, la necessità di una gestione minima e non specializzata e una maggiore tolleranza alle variazioni di carico.
- migliorare il sistema di collettamento: tra le possibili soluzioni per far fronte al problema dell’inquinamento generato dagli scolmatori di piena delle reti miste, ovviamente, quello di creare resti separate che dirottino le acque meteoriche al corpo idrico e quelle di scarico ai depuratori senza mischiarle; tale provvedimento, in realtà già previsto per nuove urbanizzazione (dal Dlgs 152 del 1999), e vista l’enorme estensione delle reti fognarie, risulterà applicabile in modo esteso forse e solo fra decenni. Nel frattempo, mantenendo le reti miste, sono possibili anche ulteriori soluzioni come ad esempio quella delle vasche di accumulo, meglio se abbinate a soluzioni per la riduzione dell’impermeabilizzazione quali canali filtranti di raccolta, parcheggi drenanti e tetti verdi.
- attuare politiche di risparmio idrico: per non mettere i nostri fiumi letteralmente “a secco” è prioritario ridurre i consumi idrici, sia in agricoltura, con scelte colturali idonei, riutilizzo di acque depurate a fini irrigui, scelta di idonee modalità di irrigazione ecc., sia nelle nostre città, con l’adozione di soluzioni a basso consumo nei nostri rubinetti, docce e lavatrici, la raccolta di acque pluviali, la separazione delle acque grigie dalle nere, ecc…
Azioni per migliorare la qualità idromorfologica
Le azioni volte al miglioramento della qualità idromorfologica sono sostanzialmente incentrate alla massima riduzione dell’artificializzazione dei sistemi fluviali determinata dalle azioni figlie del tradizionale approccio idraulico. Le principali linee di azione si traducono in:
- ridare spazio ai fiumi allargando le sezioni disponibili attraverso l’arretramento/rimozione di argini/difese non utili, l’abbassamento e riconnessione di aree golenali rialzate, la riattivazione/ampliamento della piana inondabile, la riconnessione/ricreazione di elementi morfologici non più attivi ecc.
- recuperare la continuità longitudinale rimuovendo briglie o dighe
- riequilibrare il ciclo dei sedimenti attraverso la reimmissione di sedimenti in alveo, la rimozione di dighe, briglie e difese spondali, la riattivazione di sorgenti di sedimenti ecc..
- preservare le forme evitando drastici interventi di manutenzione in alveo (ricalibrature, risezionamenti) e salvaguardando la vegetazione
- evitare nuove opere e nuove artificializzazioni attuando politiche alternative di corretta convivenza con il rischio quali meccanismi assicurativi in caso di danni ad aree agricole non protette, delocalizzazioni,miglioramento dei sistemi di allarme ecc..
- garantire un regime idrologico più naturale con adeguate scelte di gestione degli invasi, risparmio idrico ecc…
Azioni per migliorare la qualità biologica
In aggiunta alle azioni di miglioramento della qualità dell’acqua e della qualità idromorfologica, che agiscono positivamente anche sulla qualità biologica, si aggiungono alcune specifiche azioni di riqualificazione quali:
- interventi di ricostruzione di habitat là dove non si riescano a creare le condizioni per una loro naturale rigenerazione: introduzione di massi e tronchi in alveo, diversificazione delle sponde, creazione di buche e raschi, zone umide perifluviale, ricollegamento di bracci morti, riattivazione di lanche, passaggi per pesci ecc …
- interventi di reintroduzione di specie: rimboschimenti, ripopolamenti..
- interventi diretti per il contenimento di specie invasive che possono riguardare sia la vegetazione (tagli selettivi…) sia la fauna ittica (campagne di abbattimento mirate…)
- interventi di tutela e ripristino: creazione di zone di protezione e tutela, corretta gestione ittiofaunistica..